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04 Giovanni Paolo

(a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino)

Magazzini Sonori
Proprietà dell'oggetto
CompositoreMasa
Autore testiMasa
EsecutoreAlessandro Basini
Data esecuzione01/01/2013
RaccoltaLettere
GenereWorld Music / Folk
ProvenienzaMasa
LicenzaTutti i diritti riservati
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Giovanni Paolo, nome quasi da santità ma fin troppo crudo e poco finto per descrivere la realtà dei fatti,
parlano chiaro, è stato tutto un disegno scuro un progetto scritto su un muro di una stazione di polizia

Fianco a fianco a lavorare in una città matta,
Se con le mani ci chiudono gli occhi allora guarderemo il sole col cuore
Se con le mani ci chiudono le orecchie sentiremo il profumo del mare e non il rumore

Giudicare non è facile come si dice, però chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola
e c’è il sorriso sempre dietro ai baffi, c’è ancora il coraggio di ridere che spazza via il nodo alla gola

E lo stesso respiro sotto il naso, elegante sempre in giacca e cravatta                                                           
e una bionda incandescente tra le dita, in due per una vita, per la vita di tante persone sotto lo stesso cielo

Azzurro come il fumo negli occhi che ti fa vedere più chiaro e ti fa sentire più forte e non c’è cosa più dolce di una sigaretta
nemmeno il miele di campagna o una favola letta a un bambino prima che si addormenta e sogna

‘Ma a me non piacciono i mondi fatati, amo questa terra così intrisa di pace che si respira la guerra’ avresti detto,
‘che con il caldo si suda silenzio, ma poi le cicale lo trasformano in canto’

Più pericolosa di una lupara, più affilata di un coltello, fiamma alta nella notte, pacca sulla spalla, stretta di mano,
la parola fuori dai tuoi occhi saggi è vento fresco e fa capire che si può ancora respirare senza ossigeno nel bosco

Noi e loro come animali in gabbia divisi a metà tra sogno e incubo, come animali in gabbia a gridare Libertà!
il cartello parla chiaro ‘Non gli si dia mai da mangiare’, ma loro non cambiano, grida lei, loro non cambiano, Padre

E in quest’aula di ferro e fuoco, di salute e malattie, in questo bunker incantato da folletti e da follie, da tradimenti e da poesie
c’è tutto un mondo vero e pronto a farsi prendere per mano, da guidare come un bambino nel centro di Palermo

Verba volant scripta manent, carta canta, ma la filastrocca è stonata da troppe note e pochi interpreti all’altezza
c’è una stanza e due sedie vuote, sul tavolo un’agenda rossa, la pagina di domani bianca, nessun appuntamento manca

E ora cosa senti? Adesso è tardi per gli applausi, sono schiaffi in pieno volto, sono onde sugli scogli durante la tempesta
E ora cosa resta? Tutto resta, tutto è qua, i sogni, i colori, le gioie, i dolori, i pensieri di oggi e di ieri, le gesta

Perché non gli avete dato carezze prima? Perché non gli avete dato dopo la sera una mattina?
Perché un viaggio in autostrada o una visita alla madre sono state imprese eroiche, opere liriche?

Le loro idee cammineranno sulle nostre gambe
Le loro idee cammineranno sulle nostre gambe
Le loro idee cammineranno sulle nostre gambe
Le loro idee cammineranno sulle nostre gambe

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creato:venerdì 27 settembre 2013
modificato:venerdì 27 settembre 2013