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Esplora>Rimini Jazz

Tutti i brani di Luca Velotti

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  • Per flauto, clarinetto, pianoforte, violino, viola e violoncello
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  • Di tutte le canzoni che ho scritto “ Di notte “ è quella a cui tengo senz’altro di più. E’ dedicata a mia moglie Laura ed è una vera e propria confessione d’amore nei suoi confronti, senza pudore, senza inibizioni,nella sincerità più assoluta. Capita a volte di svegliarsi in piena notte e di cominciare a pensare senza riuscire a riprendere sonno. E’ in quel momento che vengono fuori i nostri sentimenti nella loro pienezza, che arrivano le parole che vorremmo dire a chi amiamo, che escono le paure che ci accompagnano nella quotidianità. Tutto viene amplificato dall’atmosfera notturna dove nel buio, nel silenzio,non abbiamo la possibilità di interagire con nessuno se non con noi stessi e ci sentiamo più fragili. Io credo che chiunque di noi possa identificarsi in questo brano , perchè se la vita a volte è difficile da affrontare, l’amore ci dà la forza e il coraggio per farlo.
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  • Ein Druide (Tenor) und Chor der Druiden und des Volkes (Allegro vivace non troppo)
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  • Eine alte Frau aus dem Volk (Alt) und Chor der Weiber aus dem Volk (Allegro non troppo)
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  • Der Priester (Bariton) und allgemeiner Chor der Druiden und des Heidenvolkes (Andante maestoso)
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  • Ein Wächter der Druiden (Bass) und Chor der Wächter der Druiden (Rezitativ)
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  • Der Priester (Bariton) und Chor der Druiden und des Heidenvolkes (Andante maestoso)
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  • Ein christlicher Wächter (Tenor) und Chor der christlichen Wächter (Allegro molto)
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    • Louis Alter / Louis Alter
    • Jazz
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  • DUE

    Brano
    Ho dedicato questo brano ad un’amica di infanzia morta di AIDS quando ormai era adulta, e mamma. Le nostre strade ad un certo punto si divisero, non poteva essere altrimenti, il suo incontro con la droga l’aveva portata lontano da noi, in un altro mondo fatto di personaggi e situazioni che ci facevano paura. Così anch’io come altri, sono rimasto ai margini, a guardare il suo lungo e travagliato percorso di autodistruzione senza riuscire a fare qualcosa di concreto per salvarla. Questa impotenza ha fatto nascere in me un latente e ricorrente senso di colpa che mi ha spinto a scrivere “ DUE “ semplicemente per chiederle perdono. A distanza di tanti anni capisco che la tossicodipendenza era quasi un epilogo inevitabile per questa ragazzina lasciata quasi sempre sola ad affrontare la vita e la strada, così bella da non poter passare inosservata, così indifesa, fragile e sensibile da poter essere facilmente circuita. La rivedo ancora, bambina, seduta davanti al portone di casa a mangiare da sola e vorrei semplicemente essere lì con lei, parlarle e riuscire a cambiare la sua vita.
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