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Gioacchino Rossini

(Pesaro, 29 febbraio 1792 - Passy, 13 Novembre 1868)

Rossini è l'Assoluto musicale. Chi ama Rossini ama, in lui, la musica e nient'altro. Non ci sono altri argomenti, altri interessi, altre lusinghe che possono avvicinare a lui.

Rossini è della famiglia di Bach e di Mozart, magari di Brahms. La musica di Rossini si scolpisce nell'orecchio dell'ascoltatore per la purezza del suono, per la sistematica simmetria, della sua costruzione, per il grado sempre sorprendente di invenzione melodica, per infinite risorse di una perfetta strutturazione ritmica ora vorticosa e coinvolgente, ora aperti a squarci di distensione, per l'inimitabile spessore di una vocalità "assoluta".

È, la sua musica, per un teatro inteso come luogo della finzione, di una realtà "altra". Le categorie del reale e dell'astratto si capovolgono, dando luogo ad un unicum che rispetta tutte le convenzioni formali del suo tempo, rinnovandole però dall'interno di un processo musicale lento e inesorabile nel suo progredire, come nei suoi celebri "crescendo ", quanto decisivo per i radicali sviluppi che ha provocato.

Sviluppi che ad altri è toccato elaborare, dopo che il pesarese si decise per il ritiro dall'agone operistico successivamente al suo definitivo capolavoro, il Guglielmo Tell, del 1829. Rossini per riprendere il paradossale epiteto di Padre Mattei, il suo prestigioso maestro bolognese, ha spalancato la strada all'italianissimo melodramma ottocentesco. Quel melodramma da cui egli stesso prese poi le distanze, forse perché mal si adattavano al suo spirito aristocratico (in quanto puramente musicale) le nuove istanze nazional popolari risorgimentali, che al melodramma italiano andavano inscindibilmente connettendosi.

La modernità di Rossini sta tutta nella sua musica e nel suo linguaggio, ragione dell'origine della grande attrattività da lui esercitata, che oggi universalmente si riscopre. Venezia, Milano, Napoli e, infine, Parigi sono i luoghi che conobbero la maggior parte delle prime rappresentazioni delle sue opere.

Rossini scrisse quarantacinque opere, nel genere serio, semiserio e comico. Le principali opere sono: Aureliano in Palmira (1813), e le "napoletane" Elisabetta , regina d'Inghilterra (1815), Armida (1817), Riccardo e Zoraide (1818), La donna del lago (1819) e Maometto II (1820) per il genere serio; La cambiale di matrimonio (1810), La scala di seta (1812), L'occasione fa il ladro (1812), La pietra del paragone (1812), Il signor Bruschino (1813), tra le farse e le opere buffe giovanili; la semiseria Matilde di Shabran (1821).
 
Il suo repertorio di musica da camera strumentale comprende le sei Sonate a quattro per archi, una serie di variazioni per quartetto di fiati, un Andante con variazioni per arpa e violino, alcuni Duetti, una Fantasia per clarinetto e pianoforte e un Preludio.

A Parigi nominato direttore del Théatre Italien e in seguito compositore del re Carlo X, Rossini rielaborò per le scene dell'Opéra Il Maometto II, divenuto L'assedio di Corinto (Le siège de Corinthe, 1826) e il Mosè in Egitto divenuto Mosè (Moise et Pharaon, 1827). Nel periodo del lungo silenzio seguito al Guglielmo Tell, Rossini scrisse composizioni vocali minori e due importanti brani sacri quali lo Stabat Mater (1832, riel.1841) e la Petite messe solennelle.

Dai primi anni settanta ad oggi sta prendendo campo una rivalutazione delle opere del compositore pesarese, in particolare dei suoi melodrammi seri, una riscoperta che ha dato vita alla cosiddetta "Rossini-renaissance".
I suoi capolavori, alcuni dei quali riportati in auge un paio di decenni prima con la interpretazione di Maria Callas, sia pure in edizioni tutt'altro che filologiche, sono rientrati ormai in repertorio e vengono rappresentati dai maggiori teatri lirici del mondo.
A Pesaro viene organizzato annualmente il Rossini Opera Festival: appassionati da tutto il mondo giungono appositamente per ascoltare opere del maestro eseguite filologicamente.
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creato:venerdì 21 dicembre 2007
modificato:giovedì 15 gennaio 2009