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Ferruccio Busoni

(Empoli, 1 aprile 1866 - Berlino, 27 luglio 1924)

Ferruccio Busoni (nome completo: Dante Michelangelo Benvenuto Ferruccio) è stato un pianista, compositore e direttore d'orchestra. Figlio di un clarinettista e di una pianista di origine tedesca, iniziò gli studi musicali con i genitori, debuttando a 7 anni come pianista. In grado di intraprendere l'attiità concertistica già a 9 anni, negli stessi anni era già attivo a Vienna come compositore ed improvvisatore.

Nel 1878 (a 12 anni) scrive un concerto per pianoforte ed archi. Dopo aver frequentato composizione a Graz per 15 mesi, fu a Lipsia (1886) e ad Helsinki (1888) dove accettò una cattedra di pianoforte all'Istituto Musicale Helsinki ed ebbe J. Sibelius fra i suoi allievi. Dal 1890 fu a Mosca come insegnante al Conservatorio e dal 1891 al 1894 a Boston e New York.
Tornato in Europa si stabilì definitivamente a, Berlino proseguendo un'attività ormai multiforme, divisa tra concertismo, insegnamento, ricerca e composizione a un livello di qualità eccezionale.

All'inizio della prima guerra mondiale era direttore del Conservatorio Giovanni Battista Martini di Bologna dove insegnò al conservatorio in cui a 16 anni si era diplomato in composizione (uno dei suoi numerosi e vani tentativi di riavvicinarsi all'Italia). Ma per la disorganizzazione che vi regnava, per l'arretratezza culturale del clima (e non solo musicale), e per il fatto sostanziale di essere visto come un tedesco (mentre in Germania era visto come un italiano) scelse di trasferirsi in esilio a Zurigo. Fu questo un periodo proficuo, in cui fece amicizia con Umberto Boccioni ed ottenne anche una laurea "honoris causa" in filosofia.

Al termine del conflitto mondiale Busoni fu a lungo incerto sul suo rientro a Berlino, anche per la situazione politica che andava delineandosi. A spingerlo al rientro furono l'offerta di una classe di composizione da parte di Leo Kestenberg (suo ex allievo di pianoforte che allora occupava un posto influente tra gli intellettuali della Repubblica di Weimar ), la volontà di assistere alle sue opere Turandot ed Arlecchino e l'esigenza di rientrare nella sua casa. Rientrò poi nel settembre del 1920 e riprese a comporre: la toccata, il valzer danzato, le scene della duchessa di Parma per il Faust, ed iniziò i recital all'estero: Londra e Roma.

Della sua produzione fanno parte 4 opere (oltre alle due già citate: Die Brautwall e l'incompiuta Doktor Faust), lavori per orchestra e strumento solista e orchestra, pagine pianistiche, liederistiche, organistiche, corali. Il catalogo di musica da camera comprende 2 quartetti per archi, 2 sonate e una serie di "Bagatelle" per violino e pianoforte, la "Kleine Suite", una "Serenata" e un ciclo di variazioni per violoncello e pianoforte ("Kultaselle"), un'Elegia per clarinetto e pianoforte.

La produzione musicale di Busoni non è vasta quanto quella di autori a lui contemporanei a causa della sua intensa attività didattica e concertistica, che lo confermò uno dei pianisti più grandi di tutti i tempi. Della sua alta qualità interpretativa restano labili e inaffidabili documenti: diverse matrici di incisioni per grammofono sono andate perdute durante la guerra. Sembra che Busoni abbia inciso quattro dischi a 78 giri; da alcune sue lettere sappiamo che egli non era affatto contento della qualità ottenuta. Restano invece diversi rulli di pianola, il sistema in uso sino agli anni trenta per riprodurre musica: da questi rulli, riprodotti recentemente su pianoforti di ottima fattura e moderni, sono stati tratti dei CD stereo che ci danno qualcosa di quella che doveva essere l'esecuzione busoniana di un pezzo, qualcosa ma certamente non tutto. Ciò perché quello che è reso in forma abbastanza fedele, una volta che si sia ben tarata la macchina riproduttrice secondo le istruzioni di un metronomo, sono solo la velocità d'esecuzione e gli accordi. Il tocco è invece perso quasi del tutto, e completamente perso è l'uso dei pedali nelle loro sfumature, e non tanto il pedale del piano, quanto quello di risonanza e quello tonale. Busoni fu infatti l'artefice dell'introduzione nei pianoforti del terzo pedale (pedale tonale) convincendo la casa Steinway ad introdurlo.

Busoni non fu solo compositore e pianista, ma anche teorizzatore musicale: teorizzò sui terzi di tono, fu un precursore (nell'immaginarla) della musica elettronica, e scrisse un saggio (1909) per una nuova estetica musicale. Nella sua estetica occupa un posto rilevante quella che chiamò Die Junge Klassizität, il suo nuovo classicismo, la ricerca di un nuovo stile che guardi al futuro "affondando" le radici nel passato: il nuovo classicismo è in realtà una frontiera innovativa, ben più, ad esempio, delle scuole nazionali in voga all'inizio del XX secolo, ed esprime la ricerca del nuovo senza rinnegare il passato, senza la frattura, la volontà precisa di non rinunciare alla tonalità senza averne esplorato prima tutte le possibilità.

Fino alla sua morte Busoni abitò nel quartiere di Schöneberg a Berlino, in Viktoria-Luise-Platz 11, dove una targa commemorativa lo ricorda come "Musiker, Denker, Lehrer" (musicista, pensatore, insegnante). Morì per una malattia renale e la sua tomba si trova nel cimitero di Friedenau a Berlino.

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creato:martedì 11 marzo 2008
modificato:giovedì 15 gennaio 2009