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Sacred Concerts

Negli ultimi anni di vita, Duke Ellington esplorò il lato spirituale del suo talento musicale e, tra il 1965 e il 1973, scrisse tre grandi opere che uniscono i linguaggi del jazz, della musica corale, dello spiritual e del gospel, della musica classica e del musical: i Sacred Concerts.
Ellington li portò in tutto il mondo fino alla sua scomparsa, dirigendoli sia nei luoghi più tradizionali (quali chiese e sinagoghe) che nelle università, in occasione di congressi e perfino in hotel, sale da ballo e nightclub.

I Sacred Concerts sono il punto culminante dell'iter artistico di Duke Ellington: comprendono, infatti, tutte le sue idee, tecniche e pratiche stilistiche e presentano anche nuovi elementi (quali l'uso del coro, il free e modal jazz degli anni '60/'70, influenze del gospel e del rock).
La sua musica, composta negli anni della lotta degli afroamericani per l'emancipazione, ebbe anche una forte valenza sociale e comunicò il messaggio di lbertà in modo penetrante, ma non stridente.
Significativamente, la suite It’s Freedom, che conclude l'opera con un forte messaggio di speranza, ha una durata di oltre 13 minuti.

Dopo la morte di Ellington (nel 1974), i Sacred Concerts sono stati eseguiti solo raramente, a sia causa dell'elevato numero di musicisti richiesto sia della corposità delle opere.

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creato:giovedì 18 dicembre 2008
modificato:martedì 6 ottobre 2009