Cerca nel sito

Brani con questo approfondimento

Visualizza altro

Lucia di Lammermoor

Caratteristiche: è un'opera in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano. Lucia di Lammermoor è la più fortunata e famosa tra le opere serie di Donizetti
Prima rappresentazione: teatro San Carlo di Napoli, 26 settembre 1835. In seguito lo stesso Donizetti curò una versione francese che andò in scena al Théâtre de la Renaissance di Parigi il 6 agosto 1839.


Trama:
Atto primo: In Scozia alla fine del secolo XVI. Nel giardino del castello di Ravenswood, un tempo appartenuto alla famiglia con lo stesso nome, ma oggi ingiustamente posseduto dagli Ashton. Lord Enrico Ashton è preoccupato perché le lotte politiche lo hanno indebolito e avrebbe bisogno di solide alleanze. Sarebbe necessario che Lucia, sua sorella, si decidesse a sposare Lord Arturo Bucklaw, ma ella si rifiuta di farlo, anche perché è appena morta la madre. Normanno, capo degli armigeri di Enrico, ha però il sospetto che Lucia abbia un amore segreto, un uomop che incontra tutti i giorni nel parco del castello: si tratta forse dello sconosciuto che un giorno l’ha salvata, uccidendo in tempo un toro infuriato. Più tardi il sospetto si va precisando e pare che si tratti addirittura di Edgardo di Ravenswood. L’ira di Enrico è terribile. Nel parco di notte presso una fontana, Lucia, accompagnata da Alisa, aspetta Edgardo. Alisa, preoccupata, la scongiura di porre fine a questo legame che le porterà solo dolore. Ma Lucia non si sente più di tornare indietro. Edgardo arriva e annuncia che deve partire per la Francia, ma, prima di andarsene dalla Scozia, vorrebbe tentare una riconciliazione con la famiglia di Lucia, chiedendo la sua mano come pegno di pace. Lucia, conoscendo i sentimenti di suo fratello, cerca di dissuaderlo e lo prega di rinviare questa iniziativa. I due giovani, prima di lasciarsi, si scambiano un anello, come pegno solenne di una promessa di matrimonio.
 
 

Atto secondo: Per costringere Lucia a piegarsi alla sua volontà, Enrico le mostra una lettera falsa che Edgardo avrebbe spedito ad un’altra donna. Cerca così di dimostrare l’indegnità di colui che pretende di amare. Lucia non dubita del fratello e presta fede all’inganno. Si spiega perciò all’evidenza e, sia pure con dolore, accetta di sposare Lord Arturo Bucklaw. Si preparano i festeggiamenti e giungono al castello invitati e parenti per assistere alla cerimonia. Come sperato, Arturo promette a Enrico il suo aiuto, in nome della nuova parentela. Nella sal predisposta  per la cerimonia  entra Lucia, pallidissima e smarrita. Firma il contratto. In quel momento, superando la barriera dei servi, entra a forza Edgardo che accusa con disperazione Lucia per la sua infedeltà e maledice tutti gli Ashton. Poi con la spada sguainata si getta su Enrico e Arturo, ma Raimondo, nella sua veste di sacerdote, riesce a separarli.

Atto terzo: Enrico giunge a cavallo alla torre di Wolferag, residenza attuale dei Ravenswood. Sotto un violento temporale chiede spiegazioni a Edgardo degli insulti rivolti alla sorella. Edgardo accetta la sfida: si batteranno all’alba presso le tombe dei Ravenswood. Al castello, intanto, continuano i festeggiamenti per le nozze, mentre gli sposi si sono già ritirati. Improvvisamente Raimondo interrompe l’allegria generale annunciando che una disgrazia è scesa sulla casa. Lucia, completamente impazzita, ha ucciso con la spada Arturo. Nella sala entra Lucia, che nella sua follia non riconosce più nessuno, e come in delirio, rievoca fatti e fantasmi, crede di essere di fronte all’altare e di sposare Edgardo, Enrico che, essendo stato informato dell’assassinio, è indignato con la sorella, quando la vede fuori di senno non può che raccomandarla alle cura di Alisa e di Raimondo. Edgardo intanto, ignaro di quanto è accaduto, si reca al luogo dell’incontro, deciso a lasciarsi uccidere, poiché la vita per lui non ha più senso. La gente esce dal castello commentando i fatti e in tal modo Edgardo apprende quanto è accaduto. Egli vorrebbe correre verso il castello, ma Raimondo lo trattiene annunciandogli la morte di Lucia, si uccide pugnalandosi, prima che qualcuno abbia pensato o avuto il tempo di impedirgli il gesto disperato.

Il libretto segue fedelmente il romanzo di Walter Scott, nel quale l’autore aveva adombrato la vicenda della famiglia Stair (gli Ashton) e di Lord Ruthenford (Edgardo di Ravenswood). Gli avvenimenti che hanno dato l’ispirazione a Scott risalgono però al 1689, il momento delle lotte tra i seguaci di Guglielmo III d’Orange e quelli dell’ex re Giacomo II. Nel libretto l’epoca è fissata alla fine del Cinquecento. La partitura fu scritta dal compositore in trentasei giorni. Questo lavoro di Doninzetti lo situa in primo piano anche nel campo delle opere serie e apre il suo terzo periodo di attività, quello della maturità. Già la prima rappresentazione ebbe un successo eccezionale di pubblico e di critica, con interpreti Fanny Tacchinardi-Persiani (Lucia), Gilbert Duprez (Edgardo), Domenico Cosselli (Lord Ashton), Gioacchini, (Lord Arturo) Porto-Ottolini (Raimondo). L’opera continua ad essere rappresentata anche oggi sempre con grande successo. La scena della pazzia è l’episodio di follia più famoso nella produzione operistica di tutti i tempi; un brano celeberrimo, che richiede anche una grande tecnica virtuosistica da parte dell’interprete per le estreme difficoltà della tessitura vocale.    

Curiosità: Il 21 marzo 2006, al Teatro alla Scala di Milano, sotto la direzione di Roberto Abbado, l'opera Lucia di Lammermoor è stata messa in scena nella sua edizione originale: Donizetti aveva infatti pensato, per la "scena della pazzia", all'utilizzo della glassarmonica (o armonica a bicchieri), integrata con l'orchestra sinfonica. La glassarmonica è un particolarissimo strumento del XVIII secolo, mai veramente entrato nell'uso, costituito da una serie di bicchieri di cristallo posti su di un piano, riempiti ognuno con una quantità diversa di acqua, in modo che, sfioratone l'orlo o colpiti con l'unghia, emettano ciascuno una frequenza di suono diversa. Per suonare la glassarmonica è necessario, dunque, un orecchio assoluto, in grado di cogliere la minima variazione nel suono causata da una quantità maggiore o minore di liquido. Circostanze pratiche costrinsero però Donizetti a rinunciare a questa originale soluzione e a riscrivere la partitura. L'edizione critica dell'opera ha reintegrato la parte per glassarmonica, che ben esprime, secondo quanto detto dal critico Paolo Isotta nel suo articolo sul Corriere della Sera del 22 marzo 2006, "l'atmosfera spettrale e nel contempo il totale distacco dalla realtà in che Lucia è precipitata."

Magazzini Sonori
Proprietà dell'articolo
creato:lunedì 11 febbraio 2008
modificato:martedì 10 agosto 2010