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Faust

Opera in cinque atti di Charles Gounod, su libretto di J. Berbier e M. Carré, dal Faust di J.W. Goethe.
Prima rappresentazione: Parigi, thèatre Lyrique, 19 marzo 1859.
 
Nella sua prima rappresentazione l'opera si limitava all'episodio di Margherita, e viene infatti talvolta rappresentata in Germania con il titolo Margherita.
Dopo il successo riportato al Lyrique (57 repliche), Gounod trasformò il suo Faust da opéra-comique in grand-opéra (forma nella quale viene oggi rappresentato); vi aggiunse più tardi alcuni passi (nel 1864 la preghiera di Valentino, nel 1869 il balletto del V atto), mentre prese altre parti da sue opere precedenti (il "coro dei soldati" era stato scritto per l'incompiuto Ivan il Terribile, mentre il tema dell'invocazione di Margherita alla misericordia celeste deriva dal "Dies irae" di un Requiem che compose nel 1842).
 
Trama:
Atto I. Nel suo studio Faust, ormai vecchio, siede in cupa meditazione: la sapienza acquistata gli pare senza valore ora che non ha i beni più apprezzati dai mortali (giovinezza, bellezza e amore). Deciso a morire, sta per mescersi un veleno quando viene distratto da un canto di fanciulle che gli giunge dalla strada. Cambia allora proposito: evocherà il demonio per ottenere ciò che desidera. Pronunciate le formule magiche, gli appare davanti Mefistofele, demone in vesti di cavaliere, che gli promette ciò che desidera a condizione di avere la sua anima. Faust sta per rinunciare quando Mefistofele gli mostra la visione di una bella fanciulla. Faust firma così il patto e, trasformato in bel cavaliere, esce con il demonio in cerca di piaceri.
Atto II. Nella piazza del mercato, Valentino, in partenza per la guerra, chiede agli amici di proteggere la sorella Margherita, e lo studente Siebel (innamorato di lei) promette di vegliarla. Giunge Mefistofele, inneggiando alla potenza dell'oro, e, spacciandosi per indovino, predice a Siebel che non potrà cogliere i fiori di Margherita prima che appassiscano. Udendo il nome della sorella, Valentino sfida Mefistofele, ma la spada gli si spezza a mezz'aria. I presenti comprendono di avere davanti il demonio e lo costringono ad indietreggiare mettendo a forma di croce l'impugnatura delle loro spade. Ma Faust chiede di vedere Margherita e, mentre la scena si svuota, lei fa il suo ingresso; rifiuta però di essere accompagnata a casa da Faust. Mefistofele lo rassicura: Margherità sarà presto sua.
Atto III. Nel giardino di Margherita, Siebel vede avverarsi la profezia di Mefistofele; i fiori appassiti però rivivono quando li tocca con dita umide di acqua santa. Allontanatosi Siebel, entrano Faust e Mefistofele, che deride il misero mazzetto di fiori lasciato da Siebel per l'amata, e s'impegna a trovarne uno migliore. Mefistofele, deposto un cofanetto pieno di gioielli accanto ai fiori di Siebel, si nasconde con Faust quando giunge Margherita. Seduta all'arcolaio, canta la "canzone del re di Thule". Poi scorge il cofanetto e rimane abbagliata dai gioielli: li indossa e si ammira allo specchio, si vede bella come la figlia di un re ("aria dei gioielli"). Così la sorprende Marta, la governante, che sospetta subito si tratti di un dono di un ricco corteggiatore. Faust e Mefistofele si fanno quindi avanti, e il demonio annuncia a Marta la morte del marito, iniziando a corteggiarla. Faust, intanto, dichiara il suo amore a Margherita, che gli appare talmente candida da farlo quasi rinunciare ai suoi propositi di seduzione. Ma Mefistofele lo schernisce, e Margherita confessa di ricambiarlo.
Atto IV. In una chiesa, Margherita, abbandonata da Faust e in attesa di un figlio, prega. Di nascosto, Mefistofele le rinfaccia la colpa e predice la dannazione, Margherita sviene. Pù tardi, torna Valentino dalla guerra: Siebel tenta di prepararlo, ma invano. Valentino si precipita in casa e Mefistofele intona una beffarda serenata. Valentino esce e sfida Faust a duello, ma viene ferito mortalmente.
Atto V. Nel suo palazzo di Brocken, Mefistofele assiste con Faust alla notte di Walpurga e gli mostra le più belle cortigiane della storia [quadro spesso omesso]. Ma Faust, preso da rimorsi, chiede di vedere Margherita che, chiusa nella prigione, attende la morte cui è stata condannata per aver ucciso, ormai folle, il suo bambino. Entrano Faust e Mefistofele: l'amante l'abbraccia, tenta di convincerla a fuggire, ma ella vaneggia ricordando il passato. Quando poi vede Mefistofele si ritrae da Faust inorridita e, invocando il perdono celeste, cade a terra morta. "E' condannata" grida Mefistofele; "è salva" gli risponde un coro angelico. Le mura della prigione si aprono, l'anima di Margherita sale alcielo, mentre Faust, caduto in ginocchio, prega.
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Proprietà dell'articolo
creato:venerdì 21 marzo 2008
modificato:mercoledì 18 febbraio 2009